Che avevamo fatto un grande sforzo per arrivare lì, ma che mancava ancora l’ultimo scalino per restare nella storia del calcio italiano. È un onore sentirmi accostare ad Armando Picchi e Giacinto Facchetti, due calciatori, due persone, incredibili, che hanno fatto tantissimo per questa grande squadra. Tutti, persino i compagni di squadra e addirittura mia moglie, mi chiedono come faccio a finire la partita sempre pettinato. Giocare dove la squadra ha bisogno. Anche se corro in mezzo alle raffiche di vento. Mi colpiranno alle spalle, speriamo che a Sassari mi ricordino con uno striscione allo stadio, un minuto di raccoglimento no – perché li odio -, un torneo aziendale di scala quaranta andrebbe benissimo. La prima volta che ho sentito parlare dell’Inter è stato in una partita col Napoli, perché c’era Maradona e in Argentina davano tutte le partite importanti del calcio italiano. Prima che Savage, nel 1903, facesse il colpo di telefono al suo amico di Nottingham per farsi inviare quelle curiose divise a strisce bianche e nere, il Football Club Juventus ha cambiato colori societari: dal bianco con cravattino nero a rosa col cravattino nero a cavallo tra i due secoli, per distinguersi dalle altre società che giocavano a pallone.

Nel 1983 per la prima volta lo stemma sociale fu ricamato sulle maglie da gioco: esso era di forma circolare e presentava al centro una stilizzazione del monogramma VC (Varese Calcio) in rosso, affiancata da un pallone da calcio. Tutti pensano che noi calciatori pensiamo soltanto al pallone. Per portare loro un sorriso e un po’ di forza in più la rivista spagnola Panenka ha lanciato la campagna ‘Las batas más fuertes’, con cui le magliette dei grandi calciatori sono state trasformate, grazie a qualche ritocco di sartoria, in dei camici da far indossare a questi piccoli grandi combattenti. Negli anni 1990 e 2000 la collaborazione tra la società e il procuratore sportivo Paco Casal porta numerosi calciatori dell’Uruguay a giocare in Sardegna: tra i più famosi, Enzo Francescoli (tre volte campione sudamericano, dal 1983 al 1995), Fabián O’Neill, Darío Silva, Josè Herrera, Luis Alberto Romero, Diego Luis López, Nelson Abeijón, Joe Bizera e Fabián Carini.

Looking South - Worthing FC Josè Mourinho è un vincente, ti dice le cose in faccia senza problemi. La prima cosa che ho imparato è l’umiltà, cercare sempre di guardare avanti, fare le cose per bene. E anche alcune molto belle obsoleti clip sportivi, permettetemi di fare sicuro Ontained mantenere la vita nelle zone di sollievo bordo modello neurologico futuro a lungo termine orbitanti. La verità è che curo molto la testa. In questo periodo sono state dette molte cose, ma la verità è sotto gli occhi di tutti. Il Piccolo Principe è un racconto che tutti i bambini dovrebbero leggere; anche gli adulti, che troppo spesso si dimenticano di essere stati bambini. Ci guardò in faccia e ci spiegò che per molti di noi quella poteva essere l’ultima opportunità e che non potevamo sbagliarla. Mi sono reso conto che ciò che mi ha insegnato la mia famiglia mi è servito molto per essere qui, così come sono oggi.

Io ho avuto una infanzia molto semplice e ho dovuto lavorare con il mio papà, per la mia famiglia. Soltanto a due persone al mondo permetto di spettinarmi: mia figlia Sol e, quando sarà in grado di farlo, il mio piccolo Ignacio. Una forse è stata quella in cui ho vinto il mio primo trofeo, la Coppa Uefa a Parigi contro la Lazio. Cosa ci ha detto negli spogliatoi prima della finale di Champions League contro il Bayern? 1994-95 – 2º nel girone unico dell’Eccellenza Puglia, dopo spareggio perso contro il Massafra. I “pistacoppi” tornano nella Serie C unica nel 1963-1964 (dopo che nella stagione precedente avevano vinto il girone E della Serie D battendo per un punto i concorrenti Brindisi e Barletta) dove disputano un campionato da metà classifica in un girone per loro inusuale come quello del Sud dove ci sono squadre come la Salernitana, il Lecce, il Pescara, il Siracusa e la Reggina.

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