Sarà che nel calcio contano i trofei, sarà che la storia del pallone l’hanno sempre fatta i fenomeni, meglio ancora se vincenti, sarà che la memoria è selettiva e preferisce le cose belle a quelle brutte. McNeill, l’unico del gruppo ad avere patente e macchina, si trovò addosso il nome di quell’attore, che lo ha accompagnato nei suoi exploit in biancoverde e ha dato il nome alla sua terza e ultima autobiografia (devi averne di cose da raccontare in tanti anni di Celtic). Nacquero lì i Lisbon Lions, un marchio che sa di mito, tanto da diventare il nome di una delle gradinate dello stadio del Celtic. Sono stato chiuso per ore in “treni speciali” attraversando l’Italia di notte in condizioni igieniche precarie, circondato dall’intero campionato di droghe sintetiche e naturali a disposizione di un cittadino occidentale; sono stato in piedi su gradinate senza seggiolini, sotto la pioggia in stadi senza copertura; in quegli stadi, dopo il fischio finale, ho rischiato l’ipotermia per l’impossibilità di uscire per motivi di sicurezza; sono stato caricato dalla polizia per colpe non mie; ho passato tutti questi momenti, spesso, maglie inter 2025 26 circondato dalla peggior feccia nazista. Per i tifosi del Celtic, i Lisbon Lions restano un passato sempre aureo ma pure malinconico, lontano da un oggi ben diverso, che – anche a causa del fallimento dei Rangers del 2012, con successiva retrocessione in quarta serie – vede i Bhoys dominare facilmente il campionato, ma poi soccombere alla prova europea.
“Vorrei che i 70 mila tifosi venissero allo stadio senza critiche o fischi in tasca. Un mito come il treble, un concetto che in Italia conosciamo come triplete, nostalgico tuffo di gloria per i tifosi dell’Inter e ossessione per gli juventini. Un mito che sa perfino di beffa per il pallone britannico, che aveva sì inventato il football ma fu costretto a vedere una squadra scozzese, per di più dall’animo cattolico e irlandese, essere la prima rappresentante dell’isola a vincere un trofeo continentale. Un mito come le maglie biancoverdi intonse, tanto belle da non volere numeri sulla schiena ma solo sui pantaloncini, perché le hoops – così diceva il presidente dell’epoca, Desmond White – “non si prestano ai numeri”. C’era soltanto un problema: Pirlo si sentiva un trequartista e fu proprio in quel ruolo che debuttò in Serie A il 21 maggio nel 1995, subentrando a Schenardi negli ultimi minuti della sfida persa contro la Reggiana: “Sono contento di avergli lasciato il posto – ci ha detto lo stesso Schenardi ridendo – perché a suo modo mi ha fatto entrare nella storia. Ormai la gente si ricorda di me perché sono quello che gli ha lasciato il posto nel giorno del suo esordio”.
Per poi aggiungere: “Non è da tutti aver fatto solo otto punti. Siamo stati la squadra peggiore della Bundesliga. Siamo nella storia e vogliamo restarci”. Poi la partita cambiò, i biancoverdi pareggiarono con Gemmell e a 7 minuti dal termine Chalmers si trovò sulla traiettoria del tiro di Bobby Murdoch per insaccare il gol più facile, ma pure il più prezioso, della sua carriera. 486 partite in 18 anni coi biancoverdi, per poi tornare da allenatore a Parkhead. Anni in cui abbiamo avuto nel territorio delle Signe importanti atleti in Viola come Piero Gonfiantini ed il grande Egisto Pandolfini che saranno presenti alla cerimonia di inaugurazione. Otto punti in un campionato (la vittoria all’epoca valeva due punti), quindici gol fatti e 108 subiti, sono considerati un fallimento totale, qualcosa da rifuggire come fosse il male più grande al mondo. Ventotto sconfitte, terza.maglia inter quattro pareggi e due vittorie in un anno sono un bottino così misero che nessuna squadra calcistica al mondo vorrebbe. Ci sarà un motivo se certi maestri del pallone come Ferguson, Dalglish, Shankly e Busby sono cresciuti a nord del Vallo di Adriano? Era andato dietro al pallone per fuggire da una vita nelle miniere di carbone, come toccava a tutti gli uomini del suo paese, nel Lanarkshire.
Gli scozzesi c’erano arrivati già nel ’67, vincendo per primi in Europa campionato, Coppa di lega e Coppa Campioni in un’unica stagione, scrivendo – forse senza sapere quale peso avrebbe avuto tale en plein – un pezzo della storia del pallone. Insomma, pareva certo che quegli 11 scozzesi nati tutti a poche miglia dallo stadio di Parkhead dovessero soccombere, come per altro il gol precoce di Mazzola sembrava confermare. Premi sull’immagine di anteprima della maglia che ti piace per visualizzare la scheda prodotto con fotografie, l’offerta attuale e altre informazioni. L’annata 2014-2015 fece segnare una vera e propria rivoluzione: la maglia fu caratterizzata da un colletto a polo prevalentemente nero, con una rifinitura azzurra sulla parte superiore, e strisce nere più strette, ulteriormente definite da tredici pinstripes azzurre, quasi a ricordare un elegante gessato. Questo fino al 1º gennaio 1970 quando, unitamente alla maglia crociata, la Parmense diventa Parma A.C. e adotta lo scudo con la croce nera in campo bianco e le strisce verticali gialloblù, utilizzato fino agli anni 2000 (anche se prima del 1983 raramente apposto sulla maglia).