Paulo giocò solo due partite (di cui una a qualificazione alla seconda fase già conquistata) e fu il quarto giocatore meno utilizzato dell’intera rappresentativa, ma l’esperienza gli permise di crescere e di prendere per la prima volta contatto con il calcio che conta, quello internazionale. La prima metà degli anni 1970 vede lo Spezia protagonista di una lunga serie di anonimi campionati di centro classifica; poche sono le novità nel parco giocatori: uomini come Motto, Bonanni, Memo, Giulietti, Biloni, vestono la maglia bianca per molti anni consecutivi e gli unici scontri di interesse per il pubblico diventano i classici derbies con le squadre toscane ed emiliane. Nel 1918 alcuni giovanissimi fondarono lo Sport Club Italia, ma nel 1920 ricomparve la Fortitudo, che nel medesimo anno vinse un triangolare tra squadre calabresi aggiudicandosi il titolo ufficioso di campione regionale. La maglia rossa con il logo dello sponsor Sharp è diventata un simbolo della storica tripletta del club inglese (Premier League, FA Cup e Champions League). Il pattern scuro e i giochi di colore, che risaltano anche il logo Nike collocato in alto a sinistra, così come la scritta Rakuten piazzata in bella vista al centro, riescono a renderla più gradevole delle solite colorazioni (anche perché il colore tendente al marrone della maglietta classica non mi fa impazzire).
Nell’estate del 2018, a seguito della mancata iscrizione al campionato di Serie D, la neo società nascente ha adottato un nuovo logo disegnato dagli ultras dei Red Blue Eagles e di proprietà dell’associazione “Aps Aquile Rossoblù”, la quale si è fatta carico di custodirlo e concederlo in comodato d’uso gratuitamente alle varie società che si susseguiranno, con l’obiettivo di svincolare il logo da futuri fallimenti sportivi, facendo sì che possa continuare a rappresentare la squadra rossoblù. Max Giusti Il Max dei mondiali Il nuovo Ct? Come mostrato dalla ricerca Social Athletes condotta da DAZN, infatti, le atlete si imbatterebbero in discorsi d’odio in una percentuale nettamente maggiore (24-22%) dei colleghi di sesso maschile (4%). Un risultato che è certamente il riflesso del sessismo che si annida nella nostra società e che, se anche in misura minore a partire dal secondo dopoguerra, può solo aver agito come deterrente alla diffusione dello sport femminile affossando talenti e intralciando destini. Improvvisamente ci conferma infatti, e per sempre, che abbiamo colpevolmente troppo riso di Lotito perché serviva al nostro giornalismo spettacolo, dal “Processo del lunedì” alla “Domenica Sportiva” a “Tiki Taka” sino alla prosa colta degli intellettuali raffinati che si compiacciono nell’ esegesi del plebeismo, quasi fosse l’ essenza popolare del calcio, un po’ come Machiavelli che amava giocare a carte nelle bettole.
La signora ebrea che mi accompagna è convinta che «gli ultrà romanisti e gli ultrà laziali, solitamente divisi dalla stupidità del calcio, sono invece uniti nell’ uso di un antisemitismo cieco che non capiscono, e che a loro arriva come un’ eco. Ma la signora ebrea che mi sta accanto non riesce a riderne: «Il vero oltraggio per Anna Frank, anzi per Anna Franche come la chiama lui, è essere difesa da Lotito ». E finalmente capisco che a Roma il vero nemico degli ultrà è lo sbirro. Sgolandosi e dimenandosi questi ultrà urlano al loro presidente: «Lotito infame, Lotito ebreo». Davvero Lotito è la prova che non ha inventato nulla il Checco Zalone che dice «fotochoc», «faccio una comicità anglosassa» e «sarei un ipocrita se dico il viceversa». Intanto ci racconta cosa prova quando sente l’inno nazionale prima delle partite e che Antonio Conte ‘sta fermo solo quando dorme’. Sì, ci sono due contratti televisivi, uno dei quali, quello con la Fox, che finanzierà la lega e quindi per la prima volta nella storia delle leghe primaverili c’è un forte sostegno economico con un grande potenziale palco televisivo per chi sta a casa.
Una mossa, tra l’altro, già innescata da grandi aziende sensibili alla questione, come Adidas con la sua campagna “She Breaks Barriers”, siti per maglie da calcio o da chi ha fatto parte di questo mondo ed è disposto a raccontarne complessità e contraddizioni. Ho fatto anche un bel giro online di “risposte” alla Haka. Questo sistema valoriale è sostenuto anche dai modelli proposti dal mercato in cui una donna sportiva fa fatica a rispecchiarsi: donne magre, ma senza muscoli; curate e dai lineamenti fini e non mascolini. Così, se gli uomini vantano più partecipazioni nelle varie discipline sportive questo non dipende da differenze biologiche tra i sessi e che attesterebbero gli uomini come più forti delle donne per le loro caratteristiche fisiche. E si capisce che per gli estremisti le telecamere siano molto più pericolose di quell’ elicottero che ai vecchi tempi ogni tanto si abbassava, faceva vento, emetteva fantastici fasci di luce rossa, con un effetto cinema che piaceva molto ai beduini, agli ultrà in cerca di sensazioni forti. E subito il presidente della Lazio fornisce un altro esempio di questa sua lingua basica, associativa e fisiologica, la stessa degli ultrà che lo amano e tuttavia lo odiano. Uno degli omoni che gli fanno corona, un dirigente con la cravatta nera e lo stemma della squadra, mi confessa: «Non l’ avevo mai visto così.