L’era Cirielli è ricordata come un’epoca felice, contraddistinta non tanto da successi in campionato, quanto dal fatto che il Pordenone divenne in quegli anni società satellite della Juventus, grazie a una scuola calcio riconosciuta a livello nazionale: diversi giocatori del vivaio neroverde approdarono al calcio professionistico, sia con i bianconeri piemontesi (un nome per tutti: il fantasista Gianfranco Zigoni), sia con altri club di prestigio. Seconda Divisione 1926-1927 sul terreno del nuovo, seppur non ancora ultimato, stadio-velodromo, battezzato “Campo del Littorio” (siamo nei primi anni del ventennio fascista). In quell’annata il SAFOP di Pordenone si laureò “Campione Giuliano di Prima Divisione”. L’annata successiva, i neroverdi si piazzarono quattordicesimi e la formazione Juniores guidata da Giuseppe Romano divenne campione d’Italia della categoria semiprofessionisti. Già nel 1938, tuttavia, su iniziativa del segretario politico del fascio pordenonese venne ricostituita la sezione calcio dell’O.N.D., con la gestione affidata a Luigi Rallo: al termine di un campionato anonimo, la formazione si piazzò all’8º posto nel torneo di Prima Divisione 1938-1939, ma in virtù della conquista della Coppa Venezia Giulia, con decisione una tantum della F.I.G.C. L’anno successivo (1951-1952), con una formazione notevolmente ringiovanita affidata al friulano Luigi Comuzzi coadiuvato per il settore giovanile da “Toni” Bertoli, il Pordenone si fece valere chiudendo al terzo posto, risultato che valse l’accesso alla neocostituita IV Serie.
L’8 febbraio 2018, su iniziativa della società, è stata trasmessa la cronaca diretta della partita di Coppa Italia di Serie D tra Potenza e Igea Virtus, il cui commento è stato tradotto simultaneamente in lingua dei segni per la prima volta a livello mondiale, per poter permettere la fruizione della trasmissione anche ai non udenti. In Coppa dell’Europa Centrale 1938 i rossoblù vengono subito messi di fronte ai temibili cecoslovacchi dello Sparta Praga vincendo per quattro a due a Marassi indossando per la prima volta lo stemma della società sul petto e pareggiando uno ad uno al ritorno. Pordenone fu ammesso a disputare la Serie C 1939-1940, prima volta nella sua storia. In vista della prima avventura in serie cadetta vengono confermati i vari protagonisti della stagione precedente come capitan Mirko Stefani, Michele De Agostini, Salvatore Burrai, Roberto Zammarini, Davide Gavazzi, Patrick Ciurria e Gianvito Misuraca e a rinforzare la rosa arrivano il portiere Michele Di Gregorio, il centrocampista Tommaso Pobega e l’attaccante Luca Strizzolo (che alla fine del campionato risulterà capocannoniere della squadra con 8 reti).
Nel campionato Interregionale di Prima Categoria 1957-1958 la squadra poté avvalersi delle prestazioni di Omero Tognon: già protagonista per undici stagioni con la maglia del Milan, si sdoppiò nella duplice veste di giocatore-allenatore, con Toni Bertoli in panchina. La disdetta da parte dell’amministrazione ospedaliera comportò il provvisorio trasferimento dell’attività agonistica nel cortile interno di un’ex caserma di artiglieria, su autorizzazione del comandante del presidio militare cittadino dopo intercessione dell’allora sindaco Arturo Cattaneo (non sarà l’ultima situazione di questo tipo per il sodalizio neroverde); il tutto in attesa della realizzazione di un nuovo campo sportivo. Nel 1921 la denominazione sociale della Sezione Calcio dell’Unione venne cambiata in un più moderno Football Club Pordenone, sancendo de facto – se non un vero e proprio affrancamento (nel 1927 il sodalizio tornerà per un breve periodo alla vecchia denominazione Unione Sportiva Pordenonese) – l’inizio di un cammino via via più autonomo rispetto alle altre discipline. Sia la categoria che il nome non ebbero vita lunga: nonostante il settimo posto finale, sufficiente a garantire la permanenza in Seconda, il sodalizio non si iscrisse al campionato successivo, terza maglia juve e si sciolse per poi ripartire dalla Terza Divisione Venezia Giulia 1927-1928 come Unione Sportiva Pordenonese. Il Pordenone era stato ammesso alla categoria superiore per ragioni di completamento organici, dopo aver vinto il girone C del Comitato Regionale Veneto-Trentino e giungendo terzo nel proprio girone di finale dei Comitati Lega Nord; subì esso stesso l’influsso del regime, che impose una denominazione sociale decisamente più “italiana”: Terza Coorte A. Salvato, 63ª Legione Tagliamento.
Nei primi anni di vita il Football Club Pordenone militò in Terza Divisione, Comitato Regionale Veneto; “palcoscenico” dell’epoca il campo delle Casermette di via Molinari (ove oggi sorge il Palamarmi, sede delle gare della squadra di hockey a rotelle) su un terreno di proprietà dell’Ospedale Civile che già aveva ospitato un maneggio di cavalleria. Ciononostante, seguirono anni tutt’altro che esaltanti per i neroverdi: sesto posto nel 1954-1955, decimo nel 1955-1956, quinto nel 1956-1957. Al termine di quest’ultima stagione, grazie all’intervento dell’allora sindaco Gustavo Montini, la società venne acquistata da Silvio Cirielli, professore di medicina, direttore del laboratorio ricerche cliniche dell’ospedale cittadino, coadiuvato da Guido Zanussi (fratello di Lino). Primo passo per affrontare la nuova e più impegnativa categoria fu la crescita a livello societario: entrarono nel consiglio direttivo Giulio Locatelli (nominato presidente), affiancato da Luciano Savio e Lino Zanussi, insomma il gotha dell’imprenditoria pordenonese dell’epoca. Solo dalla Prima Categoria 1992-1993, grazie al secondo posto dietro alla compagine udinese del 7 Spighe di Basiliano, il Pordenone cominciò la sua lenta risalita in concomitanza con l’arrivo del presidente Ettore Setten nell’estate del 1994. Nella stagione 1994-95 infatti i neroverdi conquistarono l’Eccellenza (1ºnel girone A di Promozione davanti al Pozzuolo), raggiunta il 2 aprile 1995 con quattro giornate di anticipo e 50 punti incamerati su 60 disponibili.
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