Al Porto non riuscì ad esprimersi a buoni livelli; così non venne convocato ai Mondiali di calcio 2006. In seguito alle buone performance e forte dei titoli ottenuti con il Werder Brema, Diego fu chiamato nuovamente dalla nazionale brasiliana nel mese di novembre per una partita amichevole con la Svizzera. È proprio da attaccante che venne convocato nel 1989 (a nemmeno 19 anni) da Carlos Queiroz, el profesor, per partecipare ai Mondiali U-20 in Arabia con la nazionale portoghese. Fu un periodo d’oro per Sousa che conquistò a 20 anni una maglia di titolare, un titolo nazionale (con 36 presenze su 38) e, nel 1991, a soli 21 anni, dopo 9 presenze con la U-21, arrivò persino la prima convocazione con la Nazionale maggiore per un’amichevole con la Spagna. Sono però altre due partite disputate con la maglia del Benfica che lo fecero entrare nei radar della Juventus: quelle del 4 e 17 marzo 1993, andata e ritorno dei quarti di Coppa UEFA proprio contro i bianconeri. Togliere Futre avrebbe significato però rinunciare a qualsiasi possibilità di contropiede per alleggerire la pressione sulla difesa e Mozer serviva come il pane per fare legna in mezzo al campo. Toccò quindi a Sousa che, indossati i guantoni e la maglia di Neto al contrario, si ritrovò per la prima volta in vita sua a fare il portiere e, peggio, a dover addirittura parere un rigore, a freddo.

La reazione tuttavia è stata veemente e nonostante la stazza, i ragazzoni in maglia rossa, hanno dovuto soffrire e subire il gioco veloce dei nostri fino alla meritata realizzazione della meta. Successe così che al 72′ il portiere Neno venne espulso per un fallo da ultimo uomo (più rigore) e qualcuno avrebbe dovuto prenderne il posto. Coach Carlos, però, a sua volta insegnante, si presentò dal signor Delfim e gli raccontò di aver dovuto accompagnare il ragazzo al pronto soccorso perchè vittima di un piccolo incidente e che fu quello in realtà il motivo per cui saltò la scuola. Il signor Bandeira si mise in contatto con mio padre e l’accordo venne raggiunto in pochi giorni. Due giorni dopo, si presentarono anche gli osservatori dello Sporting, la squadra da sempre nel cuore della famiglia Sousa, ma invano poichè era già tutto nero su bianco. Sousa, appunto. Fu notato dalla Juve che offrì 750.000 pesetas per portarlo a Torino, ma il Benfica rifiutò.

Era la Juve di Trapattoni, quella dei due Baggio, di Moeller, di Vialli con i capelli e con Marocchi, Galia e Conte a centrocampo. Una Juve costruita piuttosto male, che viveva di individualità e cui mancava proprio un regista di qualità. E quando si fa proprio freddo, allora aiuta un leggings imbottito, da mettere sotto i pantaloncini e che sia stretto alle gambe. Odiava perdere, a tutti i livelli, proprio non lo sopportava. In realtà non mi ero posta limiti di tempo o traguardi specifici, sapevo però che ciò che stavo facendo mi piaceva moltissimo, mi divertivo e attorno a me vedevo entusiasmo, partecipazione ed energia positiva da tutti coloro che si avvicinavano allo sport integrato. C’è però una partita che merita di essere raccontata perchè più di tutte contribuì a consacrarlo e a renderlo un vero beniamino per i tifosi del Benfica. Era incedibile, l’idolo dei tifosi assieme a Rui Costa, l’anima della squadra. Il 1º aprile 2014, con un tiro da fuori area all’incrocio dei pali, porta momentaneamente in vantaggio la sua squadra contro il Barcellona, nel quarto di finale di andata di Champions League, poi superato. Ottavi di finale di Coppa Italia Lega Pro. L’insegnante Rosa – come detto figura chiave della sua gioventù – arrabbiatasi per l’assenza, si presentò dai genitori e ne chiese conto al padre il quale, terrorizzato dall’idea che il figlio potesse non riuscire a superare l’esame finale del ginnasio (per essere ammessi alle scuole secondarie), se la segnò al dito e giurò che da quel giorno non lo avrebbe più mandato ad allenarsi, per punizione.

Ciò che non trovate nelle bio di Wikipedia è infatti l’avventura, spesso traumatica, cui questi ragazzini sono costretti: vivere da soli lontani dai genitori e in una città – nel caso di Sousa – totalmente diversa come ritmi, crea la tua maglia da calcio dimensioni e stress dalla sua Viseu e distante quasi 300 km. Non un caso isolato, accade infatti tutte le volte che la Virtus Verona gioca in trasferta. Ad esempio, il Leeds Unite inizialmente spese un sacco di soldi e ha avuto successo per alcuni anni, ma ben presto i debiti della squadra sono diventati incontrollabili, i giocatori di successo sono stati venduti e, infine, la squadra è stata relegata per due volte dalla Premier League fino in Football League One. Sarà perché lo conosco da tanto tempo ma ritrovo nella sua gestualità e nel modo di guidare la squadra l’uomo che ho conosciuto, a volte anche timido ma certamente orgoglioso. Ma non è finita qua perché la nostra divertente grafica da giocatore personalizzabile può essere trasportata in una lunga serie di altri prodotti come la tuta, la giacca, il boccale di birra e tanto altro. Paulo giocò solo due partite (di cui una a qualificazione alla seconda fase già conquistata) e fu il quarto giocatore meno utilizzato dell’intera rappresentativa, ma l’esperienza gli permise di crescere e di prendere per la prima volta contatto con il calcio che conta, quello internazionale.